Ahhhh, aiuto!
Il libro ora è in giro in più mani.
Da una parte l'editor che mi sta aiutando e che mi ha fatto appunti, dato consigli, chiesto variazioni, che da buono scolaretto ho fatto - anche se sempre un po' discolo sono, e quindi un paio di cose non me la sono sentita di farle, non mi sembravano appropriate. Una signora che non smetterò mai di ringraziare, anche se il tutto non avrà sbocchi positivi.
Dall'altra il copioso romanzo che rivoluzionerà la letteratura italiana - ma che dico, europea o forse mondiale - è giunto anche tra altre mani, mani di chi conosce e può avere un interesse.
Insomma tutto è ancora in alto mare, ma come diceva Abatantuono in Mediterraneo - a proposito del caffè turco - bisogna sapere aspettare, bisogna attendere, senza fretta, così il gusto è migliore e il fondo si può depositare senza cascarti inopinatamente tra le labbra.
Io due cose non so fare, oltre a non saper cucinare, fare l'astronauta e parlare l'aramaico: chiedere e aspettare.
Per questa maledetta impresa di pubblicare un maledetto libro che hanno scritte le mie maledette mani, io devo prima di tutto chiedere - che qualcuno mi presenti qualcuno, che questo qualcuno legga il mio manoscritto, che se è buono me lo pubblichino pure -, e contemporaneamente devo sapere aspettare - risposte, pareri, suggerimenti, verdetti.
È una prova difficilissima, che mi trascina vorticosamente tra le braccia delle loro maestà, il nervosismo e l'irritazione.
Vivo sulle spine, già in un periodo pessimo, dove tutto è difficile e triste.
E dove la creatività per il mio prossimo progetto narrativo (bellissimo!) tende ogni giorno a scemare fino alla quasi totale scomparsa.
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